I classificato: Alessandro Caggiula (Sogliano Cavour), con la lirica
Non è Niente
Un giorno verrò ad abitare la tua stanza
con la tua sveglia ferma
e la tua immagine in dissolvenza,
le tue pastiglie perse nel letto
e la tua voglia di vivere
chiusa in un cassetto,
tra i tuoi dolori
e quello che non ci siamo detto.
E mi parlerai delle tue cose
come fossi un confidente
e della vita che è in po’ gioia e un po’ dolore
a volte un po’ niente.
Ma bisogna sempre andare avanti
e se a volte piove
non fa niente.
non fa niente mi dicevi da bambino
quando cadevo, piangevo e non capivo
che fortuna avevo ad averti vicino.
Adesso che sono grande e ancora cado,
adesso che parlo ad una foto che non sente
prova a dirmi,
mentre piango ancora,
che non è niente.
II classificato: Anastasia Rocca (Nardò), con la lirica
Sono Figlia Di Questa Terra
Sono figlia di questa terra e
di queste pietre
scavate dalla pioggia e dal tempo
tempestate da un vento
che travolge e porta lontano.
Nelle vene urla il suo sangue
mi chiama a gran voce
con impeto e rabbia
mi dice “non andare”.
E’ mia, sono sua.
Il cuore stretto da mille radici
combatte feroce
il dolore graffia
gli occhi fiammeggiano
mentre il viso avvampa.
Sento la sua forza
nella piazza nebbiosa
respiro il suo profumo
la sua energia mi attraversa e
come la luce di questo campanile
rischiara il buio della notte
e asciuga le mie lacrime.
III classificato: Valter Meloni (Sassari) con la lirica
Impronte
In fondo siamo impronte,
costruiamo silenzi
siamo il tarlo senza colpa
perdiamo di vista l’essenziale.
Siamo impronte.
un calco dentro pagine di vita
seduti allo stesso tavolo da gioco
bari di noi stessi.
Siamo,
la sorpresa che parla al vento
che asseconda chi lascia spazi vuoti.
Siamo impronte,
sigilli,
che navigano in acque scure,
agitate
o…
colme di bonaccia,
quell’incontro tra presa e resa,
l’idea di movimento,
un meccanismo che non ha lancette.
Si,
in fondo siamo impronte
regaliamo il tempo,
la forza che muove l’emozione,
siamo poesia nascosta nelle sillabe
il fulmine…
e poi il rumore.
Alzate il viso, perchè
siamo poeti
e proseguiamo il viaggio.
Menzione speciale: Elena Settimo (Galatone), con la lirica
Parole
Ho dato la mia vita
in pasto alle parole,
parole affidate al vento
per attecchire in cuori
desiderosi d’amore.
Saranno seccate aride sotto il sole di agosto,
saranno fiorite rigogliose in altre vite amanti della vita.
A me hanno portato
l’intima essenza dell’esistenza.